venerdì, novembre 07, 2003

UN PEZZETTO DI CIELO

Si deve essere capaci di vivere senza libri e senza niente. Esisterà pur sempre un pezzetto di cielo da poter guardare, e abbastanza spazio dentro di me per congiungere le mani in una preghiera.

Così scriveva il 14 luglio 1942 Etty Hillesum, giovane ebrea olandese, un anno prima della sua eliminazione avvenuta nel lager nazista di Auschwitz il 30 settembre 1943. Abbiamo già attinto altre volte in passato al suo Diario 1941-43 (ed. Adelphi), ricco di pagine di lotta e di amore, di mistica e di silenzio. Forse è proprio perché abbiamo attorno a noi tante cose e tante presenze, che noi abbiamo perso quel «pezzetto di cielo» necessario per «congiungere le mani in una preghiera». Non siamo più capaci di creare uno spazio minimo di quiete e pace, simile a un'oasi, ove ritirarci per incontrare la nostra anima e il nostro Dio.
La vera esperienza di fede non è, però, isolamento e reclusione dal mondo. Mi rinchiudo in me stesso e nella mia camera per poi uscirne ed essere segno per gli altri nella quotidianità delle scelte. È ancora Etty (cioè Ester) a guidarci e a suggerirci una preghiera che ci aiuti a vivere la frammentarietà e l'esteriorità della giornata illuminandola e valorizzandola. Scriveva ancora in quel Diario: «M'inginocchio sul ruvido tappeto di cocco, con le mani che coprono il viso, e prego: Signore, fammi vivere di un unico, grande sentimento. Fa' che io compia amorevolmente le mille piccole azioni di ogni giorno, e insieme riconduci tutte queste piccole azioni a un unico centro, a un profondo sentimento di disponibilità e di amore…». Ecco, questa è «la sola cosa di cui c'è bisogno», come diceva Gesù a Marta: trovare, attraverso la preghiera, il nodo d'amore che tenga insieme tutte le "piccole azioni".


Gianfranco Ravasi

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