venerdì, luglio 23, 2004

I DS e il liberismo etico

Marco Olivetti, «Europa», 21 Luglio

I DS E IL LIBERISMO ETICO
La decisione dei Democratici di sinistra di sottoscrivere la richiesta di
referendum abrogativo della legge sulla procreazione assistita è un atto
politico di notevole rilevanza per ciò che presuppone in termini di cultura
politica e di visione antropologica, ma anche per il volto futuro
dell'alleanza di centrosinistra e dell'Ulivo che ne costituisce il cuore. In
un'era, poi, in cui è molto trendy fra i discendenti del Partito comunista
qualificare come incostituzionale qualsiasi soluzione legislativa adottata
secondo procedure democratiche che non corrisponda alla propria visione del
mondo, la scelta di optare per un istituto democratico (e non garantista)
come il referendum deve essere giudicata positivamente per la qualità della
nostra democrazia. Scegliendo di aderire ad una richiesta di referendum, di
farlo formalmente come forza politica e di farlo quando la legge che si
vuole abrogare è in vigore da appena alcuni mesi, i Democratici di sinistra
hanno scelto la posizione più netta: la contrapposizione frontale, senza
mediazioni, del tipo, per intenderci, di quella scelta dall'on. Di Pietro
nei confronti del "lodo Berlusconi" (un'opzione referendaria criticata non a
caso con argomenti politici dai Ds). Se ci si interroga sul perché di questa
scelta, emergono interrogativi invero molto preoccupanti. L'appiattimento
dei Ds su posizioni pannelliane segna infatti un consolidamento della loro
evoluzione verso il modello del partito radicale di massa. Ma la logica per
cui nelle questioni che attengono alla vita e alla sfera sessuale l'unico
principio regolatore è quello dell'autodeterminazione individuale, con
totale cecità su ogni altro interesse in gioco, con la conseguenza che ogni
desiderio dotato di un minimo di diffusione sociale viene automaticamente
qualificato come "diritto" (magari fondamentale), è una singolare
riproduzione su terreni diversi del sostrato culturale del berlusconismo. Ã?
a questo punto che va collocata la domanda politica sulle conseguenze del
liberismo etico diessino all'interno dell'Ulivo, e in particolare nei
rapporti con la Margherita, la maggioranza dei cui elettori ed aderenti non
condividono l'opzione dei Ds. Il centrosinistra italiano, infatti, per
necessità o per virtù, non è omologabile alle sinistre europee. In esso si
riconoscono fasce consistenti (ed organizzate) di elettori che talora
credono in un'ispirazione cristiana della politica laica, talaltra
semplicemente appartengono a correnti culturali non omologabili al
darwinismo etico. Se, dunque, le concezioni antropologiche presenti nei Ds
diventano la bandiera di quel partito, ciò non può non avere riflessi sulla
solidità della coalizione. Nel momento in cui uno dei partner di essa elegge
a proprio vessillo identificativo - e non solo come componente delle proprie
preferenze politiche, com'è legittimo - un set di temi inaccettabili per
l'altro partner principale, il dubbio sulla vitalità della coalizione è più
che legittimo. Su questo, in fondo, riemerge la grande tentazione diessina,
che ha percorso come un fiume carsico il decennio di strada percorsa assieme
dagli eredi del cattolicesimo democratico e da quelli del Pci: quella degli
"indipendenti di sinistra". Ã? un modo di pensare molto radicato, che vede
negli alleati dei simpatici compagni di strada, magari talora un po'
bislacchi (e le cui idee "originali" vanno tollerate con un'alzata di
spalle), ma che devono essere subordinate alle grandi strategie del
"partito", solo luogo ove si pensa e si elabora la politica, inclusa quella
culturale.
Se solo fosse servita a far emergere queste contraddizioni e a riflettere su
certi cromosomi culturali e su certi modi di pensare politicamente, allora
la decisione diessina di sostenere i referendum sulla procreazione
assistita - decisione in sé scellerata - potrebbe almeno servire a qualcosa.



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