domenica, giugno 05, 2005

Pacifisti 2

Continuo con gli interventi dei pacifisti riguardo il referendum.
Questa volta si tratta di Antonino Drago.
E' stato mio professore di storia della fisica. Con lui poi ho collaborato durante il mio servizio civile in Pax Christi e tra le altre cose abbiamo scritto insieme un articolo che trovate qui.


Condivido le riflessioni di Enrico Peyretti sul problema della scienza che sta dietro il referendum sulla legge.
I fisici sono arrivati a dire che la fisica e' stata buttata al diavolo (Rasetti) o che aveva conosciuto il Peccato (Oppenheimer). Ma l'hanno detto quando si stava facendo la bomba nucleare, o dopo che e' stata criminosamente lanciata su Hiroshima e Nagasaki, contro il parere anche di molti scienziati. Forse i biotecnologi debbono trovarsi di fronte ad un disastro per riflettere su quello che hanno fatto. Basti pensare che la ricerca militare gli sta gia' alle spalle, con conseguenze terrificanti e poco visibili.
Eppure gia' negli anni '70 i maggiori ricercatori di questo campo avevano stretto un patto di non proseguire le ricerche in direzioni che ritenevano moralmente inaccettabili. Qualche arrivista ha creato una concorrenza che ha vinto il patto nel giro di poco piu' di un anno e tutto e' tornato come prima, con la coscienza dei biotecnologi indurita da questa sconfitta dell'etica.
Con il nucleare abbiamo vinto un referendum nazionale e lo abbiamo allontanato al di la' dei confini; e come noi molti altri popoli, cosicche' esso e' confinato in pochi Paesi. Ma le biotecnologie sono attivita' non ad enormi dimensioni (e percio' solo statali), ma a dimensioni di una grossa industria farmaceutica; quindi sono disperse in tutto il mondo, con una concorrenza che precede ogni legge o sfugge ad ogni legge.
Oggi solo l'Onu ha una autorita' per fare una legge sulla scienza che si potrebbe imporre alla coscienza civile. O meglio, neanche l'Onu, perche' oggi essa e' un accordo da gentiluomini tra Stati; invece solo un superorganismo dell'Onu, un Senato mondiale, potrebbe arrivare a giudizi negativi sulla corsa agli armamenti, sulla criminosita' delle armi di distruzioni di massa, sulle biotecnologie, ecc. sui quali chiamare l'umanita' a fare uno sforzo comune per evitare le aberrazioni.
Nel frattempo che fare? Qui c'e' un vuoto, di cui noi nonviolenti siamo in parte responsabili. La nonviolenza e' basata sull'etica, o meglio sul rinnovamento che Gandhi ha apportato all'etica indu'. In italia i vari maestri della nonviolenza (Capitini, Lanza del Vasto, don Milani, don Tonino Bello) hanno dato indicazioni per un rinnovamento dell'etica cattolica e di quella comune; a cominciare dall'aver accolto l'obiezione di coscienza e la importanza centrale della coscienza nelle questioni etiche. Ma poi questo lavoro non e' stato ne' raccolto ne' sistemato, ne' continuato dai loro seguaci. Eppure, nel secolo della biotecnologia la rilevanza della nonviolenza sara' data sicuramente dalla sua capacita' di rispondere alle
domande della bioetica.
Tanto per cominciare cosa diciamo sul'aborto dal punto di vista della nonviolenza? E che cosa sulla contraccezione? E che cosa sulla bilancia rischi-benefici, con la quale si giudica se un medicinale e' pericoloso o no (anche se qualche danno a qualcuno lo fa, ma i benefici sono molto maggiori e per molte piu' persone)? O sulle formule dei comitati etici di un ospedale, per le quali, dati cento euro da spendere, e' meglio impegnarli per un giovane che ha piu' speranza di vita, piuttosto che per un anziano che tanto tra poco morira'? O con la strage annuale sulle strade, compiuta
un po' da tutti in nome della velocita' e del progresso? O, giusto per finire, con lo slogan di certi biotecnologi: "L'uomo non e' il suo corpo, e' liberta'" di decidere di avere il corpo che uno vuole, foss'anche un ibrido con un animale?
Vada come vada questo referendum, non possiamo pensare che la nonviolenza si fara' togliere le castagne dal fuoco dalla Chiesa o da qualche laico illuminato; io temo che solo i nonviolenti hanno la base, storica e teorica, per arrivare a delle decisioni gravi sulle quale la stessa Chiesa cattolica spera di salvarsi con una astensione, come in questo referendum.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mi permetto di dire che la scienza è responsabile di Hiroshima quanto lo è una padella di un colpo mortale in testa. Potremo certo impedire che siano fabbricate padelle, ma il problema dell'uso della tecnica è un problema che non riguarda la scienza.

Capisco le sue perplessità, però i militari, anche in uno stato in cui non è permessa ricerca, faranno ricerca ugualmente comprendola con il segreto militare. Il problema è evidentemente nel senso che gli utilizzatori della scienza impongono al mondo. E' per questo che il piccolo argine italiano non reggerà, si colpisce il bersaglio sbagliato.