lunedì, marzo 06, 2006

È tempo di disinnescare la bomba demografica

È tempo di disinnescare la bomba demografica
Preoccupazioni ora per la riduzione della popolazione

SOFIA (Bulgaria), sabato, 28 gennaio 2006 (ZENIT.org).- Alcuni Paesi hanno pubblicato i dati sui tassi di natalità, da cui emerge una situazione preoccupante. Il 9 gennaio, un rapporto dell’Accademia di scienze della Bulgaria stima che la popolazione nazionale subirà una diminuzione, passando dagli 8 milioni del 2001 ai 7 milioni nel 2020, secondo quanto riportato da Agence France-Presse.

Se poi l’attuale tasso di natalità, che si aggira sull’1,2 - 1,3 figli per donna, dovesse essere mantenuto, nei prossimi decenni la popolazione bulgara potrebbe calare persino a 4,5 milioni nel 2050. Alcuni Paesi europei hanno visto aumentare i propri tassi di natalità. Ma altri come Spagna ed Italia stanno allo stesso livello della Bulgaria.

In Italia si è registrato un leggero incremento nel corso degli ultimi anni, ma la situazione permane grave. Secondo dati ufficiali riportati dal Corriere della Sera lo scorso 21 ottobre, l’età media in cui gli uomini hanno il primo figlio è oggi di 33 anni. Mentre in Spagna e in Francia è tra i 30 e i 31 anni.

Inoltre, il 40% degli uomini italiani tra i 30 e i 40 anni ancora vive a casa con la mamma. Mentre per le donne la percentuale è del 20%.

Gli effetti sulla struttura anagrafica della popolazione italiana stanno diventando sempre più evidenti. Il 4 novembre la Reuters ha rivelato che il rapporto tra gli ultra sessantacinquenni e i minori di 15 anni ha raggiunto i 137,7 per 100 nel 2004. Anche altri Paesi europei come Germania, Spagna, Portogallo e Grecia hanno più anziani che giovani, ma lo squilibrio non è così forte.

Anche la Russia risulta avere grossi problemi. Secondo il quotidiano britannico |Guardian del 20 dicembre, la popolazione russa è calata di quasi il 7% negli ultimi 15 anni, a causa di una combinazione di fattori come l’alto tasso di mortalità (soprattutto degli uomini), molti aborti e poche nascite. Nei prossimi due decenni la popolazione russa, attualmente di 143 milioni, dovrebbe diminuire di circa 20 milioni.

Il Guardian cita un rapporto elaborato da Delovaya Rossiya, una organizzazione di lobby, secondo cui il Paese rischia di perdere fino a 400 miliardi di dollari (325,5 miliardi di duro) nei prossimi 20 anni se non riuscirà a fronteggiare l’implosione demografica.

“La carenza di manodopera è già evidente”, ha affermato Andrei Korovkin, esperto di risorse umane. “Anche ipotizzando uno scenario di scarsa crescita economica, nel 2010 la carenza di lavoratori sarà il maggiore fattore di contenimento dello sviluppo industriale russo”.

Il Giappone si riduce

Poco prima di Natale il Giappone ha annunciato che, per la prima volta in assoluto, la sua popolazione è diminuita. Un sondaggio del Ministero della sanità dimostra che, nel 2005, le morti hanno superato le nascite di 10.000 unità, secondo quanto riferito dall’Associated Press il 21 dicembre. Anche l’attuale tasso di natalità medio di 1,29 è ai minimi storici.

Poco prima della pubblicazione delle statistiche demografiche, un rapporto del Governo ha avvertito che la popolazione del Giappone potrebbe ridursi della metà entro la fine del secolo, secondo la Reuters del 16 dicembre.

“Rispetto alle nazioni che hanno recentemente aumentato i loro tassi di natalità, come Francia e Svezia, non possiamo dire che le nostre politiche nazionali possano essere effettivamente sufficienti”, ha affermato il rapporto.

Anche in Corea del Sud, il Governo è preoccupato della carenza di bambini. Infatti, dopo decenni di controllo delle nascite, la Corea del Sud e altri Paesi asiatici stanno ora tentando di persuadere i genitori a fare più bambini, secondo quanto riportato dal New York Times del 21 agosto.

“Nei prossimi due o tre anni, i tassi di natalità sono destinati a non aumentare”, ha affermato Park Ha Jeong, un direttore generale del Ministero della sanità. “Ma dobbiamo fermare il declino prima che sia troppo tardi”.

Il numero medio di bambini per donna in Corea del Sud è crollato ad 1,19. Ma in Taiwan la situazione non è molto migliore, con un tasso dell’1,22.

Solo l’anno scorso il Governo sudcoreano si è impegnato ad aumentare la natalità. “Avremmo dovuto avviare queste politiche alla fine degli anni ‘90”, ha affermato Park, “il problema è che per 40 anni ci siamo impegnati a contenere la crescita demografica ed è stato difficile cambiare direzione”. Resta da vedere i risultati che il Governo otterrà nell’invertire la tendenza dei tassi di natalità.

L’invecchiamento

La popolazione sta invecchiando rapidamente anche in Canada, ha annunciato l’ente ufficiale Statistics Canada. Il numero degli ultra sessantacinquenni è destinato a superare i minori di 15 anni entro il 2015, ha riferito il quotidiano Globe and Mail del 15 dicembre.

Entro il 2031, il numero degli anziani è stimato tra gli 8,9 e i 9,4 milioni; quasi il 25% dell’intera popolazione, rispetto all’attuale 13%. Il numero dei bambini, per contro, si dovrebbe attestare tra i 4,8 milioni e i 6,6 milioni. Allo stesso tempo, il numero delle persone in età lavorativa (dai 15 ai 64 anni) è destinato a calare dall’attuale 70%, a circa il 60%, dopo il 2030.

Anche negli Stati Uniti la popolazione sta invecchiando. Secondo un servizio del Washington Times del 26 dicembre, i primi dei 78,2 milioni di figli del baby boom, ovvero quelli nati dal 1946 al 1964, stanno raggiungendo l’età di 60 anni. E nel corso dei prossimi 25 anni, l’intero Paese inizierà ad avere una struttura demografica simile a quella della Florida, in cui il 20% della popolazione ha più di 65 anni.

Questo cambiamento porta con sé pesanti problemi per il sistema assistenziale e il bilancio pubblico. Il numero delle persone coperte dalla Social Security o da Medicare crescerà di 27 milioni di unità nei prossimi due anni, mentre i contribuenti che pagano le tasse usate per finanziare tali servizi, crescerà di soli 18 milioni.

L’impatto economico

“Se continua l’attuale tendenza”, ha affermato David Walker, capo dell'agenzia federale Government Accountability Office, “o si dovranno effettuare cambiamenti drastici nei servizi pubblici, o dovranno intervenire ingenti aumenti nel prelievo fiscale per poter coprire le spese”.

In effetti, nell’arco dei prossimi cinquant’anni, i servizi sanitari e assistenziali potrebbero raggiungere un livello totale di circa il 24% del prodotto interno lordo, che è grosso modo equivalente all’intera spesa federale attuale.

I costi dell’invecchiamento sono stati esaminati di recente anche dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Lo studio dell’OCSE avverte che la crescita economica è destinata a rallentare fino all’1,7% l’anno nel corso dei prossimi decenni, secondo quanto riportato dal Financial Times l’11 ottobre. Si tratta di un tasso di crescita che rappresenta un calo del 30% rispetto ai decenni scorsi, che non potrà essere evitato a meno che i lavoratori non siano indotti a lavorare più a lungo per controbilanciare la minore natalità.

Entro il 2050, nelle economie sviluppate, vi sarà una media di più di 7 anziani improduttivi, sostenuti da solo 10 lavoratori attivi, rispetto ad un rapporto di 4 a 10 del 2000. In Europa questo rapporto sarà di 1 a 1.

Di fronte a queste situazioni, alcuni sostenitori della pianificazione familiare hanno ammesso i propri errori. Adam Werbach, ex presidente nazionale di Sierra Club negli Stati Uniti, ha pubblicato un articolo il 5 ottobre sul sito Internet “American Prospect Online”, in cui ammette che le politiche di controllo demografico sono state un errore.

Negli ultimi anni un gruppo interno al Sierra Club ha tentato di adottare politiche contro l’immigrazione, un’iniziativa che è stata fermata con successo da Werbach ed altri. “Secondo i sostenitori del controllo demografico, il numero delle persone e la loro distribuzione sul pianeta rappresenta il problema fondamentale da risolvere”, ha spiegato.

Ma - prosegue Werbach - questo non è il vero problema. Egli ha fatto appello agli “attivisti demografici” perché cambino direzione e si concentrino piuttosto sui miglioramenti da ottenere nella condizione della donna, nell’istruzione e nella sanità. Anziché lavorare per un controllo demografico, dobbiamo riuscire a liberare il potenziale umano, spiega Werbach. Una lezione che molti Paesi stanno iniziando ad imparare solo ora che affrontano il calo demografico.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Permettiamo agli immigrati di entrare legalmente in Italia, di avere una casa, un lavoro regolare, una efficace inclusione sociale.
il Tesoriere

Angelo ha detto...

Concordo, signor Tesoriere, e aggiungerei che bisogna facilitare i ricongiungimenti familiari per gli immigrati.