lunedì, aprile 24, 2006

Dialogando

Una delle belle novità introdotte da papa Benedetto XVI è il dialogo che spesso intraprende con i fedeli. Il papa risponde spontaneamente alle domande, senza testi scritti, improvvisando. L'ultima volta è stato lo scorso 6 aprile, a Roma, parlando con i giovani in occasione dell'incontro in preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù.

Vale la pena leggere le trascrizioni di questi dialoghi, anche alla luce delle recenti polemiche riguardanti l'intervista all'Espresso del Cardinale Martini. Rispondendo alla prima domanda, papa Ratzinger, che i giornali continuano a rappresentare in contrapposizione con Martini, indica proprio l'arcivescovo emerito di Milano come maestro nell'interpretazione delle Scritture.

Certo, leggendo la famosa intervista non mi è parso un maestro in altri ambiti della fede. Alcuni passaggi, infatti, non mi hanno proprio convinto. Approfondiremo. Intanto, seguendo l'invito del papa, cominceremo a leggere gli studi esegetici del Cardinale Martini.


1) Santità, sono Simone, della Parrocchia di San Bartolomeo, ho 21 anni e studio ingegneria chimica all'Università «La Sapienza» di Roma.

Innanzitutto ancora grazie per averci indirizzato il Messaggio per la XXI Giornata Mondiale della Gioventù sul tema della Parola di Dio che illumina i passi della vita dell'uomo. Davanti alle ansie, alle incertezze per il futuro, e anche quando mi trovo semplicemente alle prese con la routine del quotidiano, anch'io sento il bisogno di nutrirmi della Parola di Dio e di conoscere meglio Cristo, così da trovare risposte alle mie domande. Mi chiedo spesso cosa farebbe Gesù se fosse al posto mio in una determinata situazione, ma non sempre riesco a capire ciò che la Bibbia mi dice. Inoltre so che i libri della Bibbia sono stati scritti da uomini diversi, in epoche diverse e tutte molto lontane da me. Come posso riconoscere che quanto leggo è comunque Parola di Dio che interpella la mia vita? Grazie.

Rispondo sottolineando intanto un primo punto: si deve innanzitutto dire che occorre leggere la Sacra Scrittura non come un qualunque libro storico, come leggiamo, ad esempio, Omero, Ovidio, Orazio; occorre leggerla realmente come Parola di Dio, ponendosi cioè in colloquio con Dio. Si deve inizialmente pregare, parlare con il Signore: “Aprimi la porta”. E’ quanto dice spesso sant’Agostino nelle sue omelie: “Ho bussato alla porta della Parola per trovare finalmente quanto il Signore mi vuol dire”. Questo mi sembra un punto molto importante. Non in un clima accademico si legge la Scrittura, ma pregando e dicendo al Signore: “Aiutami a capire la tua Parola, quanto in questa pagina ora tu vuoi dire a me”.

Un secondo punto è: la Sacra Scrittura introduce alla comunione con la famiglia di Dio. Quindi non si può leggere da soli la Sacra Scrittura. Certo, è sempre importante leggere la Bibbia in modo molto personale, in un colloquio personale con Dio, ma nello stesso tempo è importante leggerla in una compagnia di persone con cui si cammina. Lasciarsi aiutare dai grandi maestri della “Lectio divina”. Abbiamo, per esempio, tanti bei libri del Cardinale Martini, un vero maestro della “Lectio divina”, che aiuta ad entrare nel vivo della Sacra Scrittura. Lui che conosce bene tutte le circostanze storiche, tutti gli elementi caratteristici del passato, cerca però sempre di aprire anche la porta per far vedere che parole apparentemente del passato sono anche parole del presente. Questi maestri ci aiutano a capire meglio ed anche ad imparare il modo in cui leggere bene la Sacra Scrittura. Generalmente, poi, è opportuno leggerla anche in compagnia con gli amici che sono in cammino con me e cercano, insieme con me, come vivere con Cristo, quale vita ci viene dalla Parola di Dio.

[Continua sul sito della Santa Sede]

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Davvero non ti piace Martini? Io lo amo molto, sinceramente speravo proprio che fosse lui il nuovo Papa.
Stefania

Angelo ha detto...

Stefania, non è che non mi piace, è che mi sta proprio antipatico e questo pregiudica ogni mio ulteriore pensiero su di lui. Peccato, perché è un grande amico del mio vescovo. Un giorno spero questa antipatia passerà e potrò godermelo come merita.
Devo ammettere che ho letto poco di quello che ha scritto e solitamente non mi convinceva più di tanto.
L'intervista all'Espresso contiene parecchie ambiguità ma credo che, nonostante tutto, sia stata opportuna perché ha mostrato come anche ai livelli alti della Chiesa ci sia molto più pluralismo di quanto possiamo immaginare e di quanto alcuni siano disposti ad accettare.
Comunque, se il Papa dice che Martini è un maestro nell'interpretazione delle Scritture, c'è da fidarsi, no?

Anonimo ha detto...

Ho letto ieri su "Famiglia Cristiana" un commento del teologo Padre Giordano Muraro sull'intervista a Martini, fammi sapere se hai la possibilità di leggerlo sennò appena posso te lo ricopio, non è tanto lungo, ora non posso perchè non riesco a stare tanto seduta a causa di un attacco di lombosciatalgia..... come Silvio.... che emozione, ho qualcosa in comune con lui!
Comunque Martini ha scritto delle cose meravigliose, sicuramente tu sei più competente di me in materia teologica, ma a me dà tanto (pur non avendone letto tanto). Comunque come dici tu, fortunatamente la Chiesa è fatta di tanti carismi, ce n'è davvero per tutti i gusti e ognuno trova quello che fa risuonare le sue corde interiori!

Anonimo ha detto...

Comunque i maliziosi dicono che io desideravo che diventasse lui Papa per il suo nome.... il Martini rosso è il mio alcolico preferito;)

Anonimo ha detto...

Scusa non ho firmato: anche l'ultimo commento a proposito del Martini Rosso è mio!
Baci
Stefania

Angelo ha detto...

Stefania, non ho l'opportunità di leggere Famiglia Cristiana, quindi se mi spedisci l'articolo te ne sarei grato.
Sempre riguardo l'intervista di Martini, questo articolo di Lucetta Scaraffia, publicato su Il Foglio di ieri, sintetizza bene i miei giudizi.
http://www.chiesa.espressonline.it/dettaglio.jsp?id=52421

Anonimo ha detto...

Ciao Angelo,
eccomi qui, quasi di nuovo sana: questo è l'articolo di cui ti parlavo.
Premetto comunque che io non ho letto l'intervista in oggetto.

NESSUNA ROTTURA, SI PARLA SOLTANTO DI CASI PARTICOLARI

L’intervista sui problemi della vita fatta al cardinale Carlo Maria Martini e pubblicata nell’ultimo numero di L’Espresso ha prodotto grande scalpore. Alcuni giornalisti hanno visto nelle sue parole una rottura col pensiero tradizionale della Chiesa, o almeno una cauta e prudente apertura a posizioni diverse da quelle tradizionali: profilattici, procreazione assistita, fecondazione eterologa, eutanasia, cellule staminali ecc., tutto verrebbe rimesso in discussione.
E’ uno strano modo di leggere e interpretare le parole del cardinale. Si è caduti ancora una volta in uno dei sofismi più diffusi: generalizzare il particolare. Mi spiego. Se in uno Stato è permesso difendere la propria vita anche a costo di uccidere l’aggressore, non si può notificare la notizia dicendo che quello Stato ha aperto all’omicidio. Si tratta della non applicazione del principio di non uccidere, nel caso particolare in cui il diritto-dovere di tutelare la propria vita non possa essere esercitato se non sopprimendo la vita dell’attentatore. E’ addirittura una scelta virtuosa, che appartiene a quella forma superiore di giustizia che nella morale tradizionale veniva indicata con un termine greco, epikeia. Un esempio. Il principio della restituzione è sempre valido. Ma se vengo a sapere che la persona a cui devo restituire qualcosa userà questo qualcosa contro sé stesso o contro gli altri, sospendo l’applicazione di questo principio, che resta valido, ma nel caso specifico ne sospendo l’applicazione.
Il cardinale Martini non apre alla contraccezione, ma ribadisce il principio-dovere di difendersi da chi è portatore di Aids; non apre alla procreazione assistita, ma ricorda che si rimedia all’errore di aver procreato e congelato degli embrioni con l’adozione anche da parte di persone singole ecc. Più che la scelta del minor male è la scelta del maggior bene in quella situazione. Per salvarmi posso aggrapparmi anche a lame taglienti, ma resta il principio che non è bene creare delle situazioni in cui per sopravvivere bisogna ferirsi. Una maggiore conoscenza della scienza morale permetterebbe a molti giornalisti di capire meglio le parole di chi affronta problemi morali. Anche quelle del cardinale Martini.
PADRE GIORDANO MURARO