domenica, giugno 18, 2006

Si avvicina la data del referendum. Per ragioni pratiche, poichè sono stato in Italia la settimana scorsa, non tornerò a votare il 25 e forse anche per questo finora non mi sono interessato alla questione. Male. I cambiamenti sono particolarmente rilevanti e meritano una adeguata riflessione. Pertanto, nel mio piccolo, ho deciso che gli interventi sul blog in questa settimana saranno concentrati sul tema referendario.
Comincio con la pubblicazione di un appello che mi ha spedito Stefano Ceccanti. Invito tutti i miei lettori a segnalarmi articoli o interventi interessanti.



Lettera aperta
Da subito, ed anche attraverso il referendum del 25 Giugno
Riformare per rimanere fedeli, conservare per tradire

1. Riteniamo quanto mai opportuna la scelta dei vescovi italiani di non dare indicazioni di voto in merito alla scadenza referendaria e nel contempo di invitare a un esercizio attivo e consapevole del diritto di voto. Questa scelta contribuisce ad evitare, su un terreno particolarmente delicato, improprie demonizzazioni reciproche tra i due schieramenti. Essa richiama d’altro canto ad un supplemento di impegno e di responsabilità sulla riforma delle istituzioni perché esse siano non idolo, ma utile e sempre provvisorio strumento di bene comune. Un tema meritevole di approfondimenti innovativi, anche in vista del Convegno ecclesiale di Verona.
2. Ciò comporta un impegno ancora più coraggioso, prima e dopo il referendum del 25 Giugno, che personalmente intendiamo condurre con tutti coloro i quali condividono le valutazioni qui di seguito esposte.
3. Si parla di princìpi e valori della Costituzione che sarebbero in pericolo. I pericoli più gravi nascono anzitutto dalla mancanza di riforme, dalla contraddizione che si è aperta tra i princìpi e alcuni concreti strumenti istituzionali che risultano datati, dall’introduzione surrettizia di strumenti di decisione non adeguatamente corredati da apposite garanzie o da riforme parziali che richiedono a questo punto di essere completate, come quella del Titolo V. Dietro alla difficoltà a portare a termine le riforme si cela spesso la difesa di poteri di veto o di posizioni di privilegio che invece dovrebbero essere rimossi. Talora, dietro tali difficoltà c’è anche una visione demoniaca dell’avversario politico, col quale non si ritiene di poter collaborare sul piano delle regole perché lo si vede o lo si dipinge come del tutto alieno dalla condivisione dei valori costituzionali. Queste concezioni indeboliscono il radicamento della democrazia nella coscienza civile, di fatto bloccano il confronto, deformano la competizione, ed offuscano le differenze su cui invece avrebbe più senso che si svolgesse il dibattito pubblico.
4. Intervenire nuovamente sulla parte II della Costituzione, qualunque sia l’esito del prossimo referendum, significa anzitutto cambiare il metodo per farlo. Il patto non può riguardare solo le forze politiche di una maggioranza parlamentare, ma deve coinvolgere entrambi gli schieramenti: basta con riforme costituzionali a colpi di maggioranza. Inoltre, in una società come quella del 2006, molto più pluralista di quella del 1948, il patto deve coinvolgere anche la società civile e le autonomie territoriali. Occorre quindi ripartire dalla questione del metodo, affinché la Carta costituzionale riformata sia – come fu ed è quella del 1948 – la Costituzione di tutti. Da questo punto di vista, la proposta di una Convenzione costituzionale costituisce una buona base di discussione per unificare sin d’ora una ampia porzione dell’opinione pubblica.
5. In particolare, riteniamo che oggi, nel nostro maturato contesto sociale, le ragioni della Costituzione siano in contraddizione con un assetto centralista e deresponsabilizzante (in cui latitano gli istituti della imputabilità personale dell’agire politico), che non attribuisce la dovuta importanza alla sussidiarietà e al federalismo solidale, con governi nazionali deboli e inconcludenti e opposizioni prive di riconoscimento istituzionale. E’ qui che la Costituzione corre i suoi maggiori pericoli di scarto tra principi e strumenti ed è su questo che occorre lavorare con urgenza, verso e oltre il 25 giugno.

Filippo Andreatta, Università di Bologna
Luca Antonini, Università di Padova
Giorgio Armillei, Comune di Terni
Marta Cartabia, Università di Milano Statale
Stefano Ceccanti, Università di Roma “La Sapienza”
Luca Diotallevi, Università di Roma 3
Giovani Guzzetta, Università di Roma “Tor Vergata”
Andrea Simoncini, Università di Macerata
Giorgio Tonini, Senato della Repubblica
Salvatore Vassallo, Università di Bologna
Giorgio Vittadini, Università di Milano Bicocca
Lorenza Violini, Università di Milano Statale

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