martedì, agosto 21, 2007

Volontariato fiscale

Leggendo i dibattiti, se si può chiamarli tali, di questi giorni sul dovere di pagare le tasse, mi è tornato in mente Luciano Corradini. Corradini è un pedagogista, già presidente della Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi e Sottosegretario all'Istruzione durante il Governo Dini.
Mi è tornato in mente perché Corradini ha fondato un'associazione di volontariato fiscale, ossia di persone che volontariamente pagano più tasse di quanto dovuto, per amore del bene comune e del proprio Paese. Follie, dirà qualcuno, ma il mondo ha bisogno di questi pazzi.

Geggione tempo fa riportava sul suo blog il discorso che Corradini ha tenuto in occasione del conferimento di 'agostino dell'anno', premio riservato agli ex alunni del Collegio Augustinianum dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.
Un bel discorso che andrebbe letto interamente. Io mi limito a riportare i passaggi che riguardano il volontariato fiscale.



Nel 1992, nel pieno del “settembre nero” della crisi della lira, nel Consiglio nazionale della PI non riuscimmo a votare un ordine del giorno favorevole alla manovra di Giuliano Amato. Bossi minacciava di non mandare le tasse a Roma, Miglio invitava a non comprare i BOT. Decisi di versare parte del mio stipendio in conto “contributo volontario alla riduzione del debito pubblico”, per segnalare il problema a chi ha più mezzi di me per affrontarlo, e per mostrare, con una specie di esperimento sociale, che la famiglia di un docente universitario può sacrificare parte del suo stipendio senza morire, se di mezzo ci sono gravi pericoli per il bene comune. Un gruppetto di persone decise di mettere il provocatorio “volontariato fiscale” a disposizione del progetto Maastricht.

Nacque l’ARDeP, associazione per la riduzione del debito pubblico, con tanto di statuto, per il quale ci diede una mano l’amico Enzo Balboni. Ne parlammo anche a Milano, una sera, a tre Rotary riuniti, su invito di Antonio Liserre, con Giacomo Vaciago, altro illustre agostino che di economia s’intende davvero. Ma il progetto di testimonianza civica non è in sostanza decollato. Gli iscritti sono stati poco più di 200, fra i quali solo un paio di agostini, che pur avevano accettato di far parte del comitato scientifico, che non ha mai potuto riunirsi. Da allora sono passati dodici anni. Un libro (La tunica e il mantello, Debito pubblico e bene comune. Provocare per educare, Euroma, Roma 2003) racconta l’avventura, con la documentazione delle lettere ai “grandi” della politica e dell’economia e di un centinaio di lettere dei “piccoli”, che hanno dichiarato e manifestato la disponibilità a dare allo Stato anche più del dovuto, pur di contribuire a risanare le nostre finanze, la nostra politica e il nostro futuro; ma molti hanno guardato il dito alzato, piccolo e ridicolo, non la luna che si voleva indicare.

Sul sito del Tesoro sono riportate circa 50 milioni di vecchie lire di contributo volontario alla riduzione del debito. Il Corriere della Sera ha rifiutato di pubblicare una lettera che rendeva noti questi dati. E il sociologo Alberoni, nella sua rubrica Pubblico e privato, non ha segnalato il caso curioso di privati che vogliono aiutare il pubblico, scusandosi col dire che non s’intende del problema del debito pubblico. Lo vedo ancora passeggiare per Via Necchi, il sociologo di fama mondiale, e sospiro, di fronte a tanta umiltà.

Chiedere agli adulti di oggi, amici o compagni di ieri, di riflettere un momento su questa questione è come invitare un fumatore a smettere di fumare. I silenzi, le virate, i sorrisi indicano che “la situazione è complessa”. I giornali danno spazio ad autorevoli voci che denunciano privilegi, abusi, mali sociali, rivolgendosi a cittadini “indignati” e negano spazio a chi cerca almeno pretesti per dare visibilità a cittadini “praticanti”. Come si può cercare di vincere il tabù dei rapporti oscuri fra cittadino tartassato ed evasore e stato spendaccione e prepotente? Durante il Concilio si parlava di segni dei tempi. Al Convegno ecclesiale di Palermo si è parlato di discernimento. Come aiutarsi a discernere?

1 commento:

L'Uomo Vivo ha detto...

Mi piacerebbe discutere con te di questa cosa. Ho visto che sei su Skype, bisogna che ci troviamo.
Io ti dico solo che faccio l'avvocato e mi mungono come un animale.
Ho fatto il militare di leva diciassette anni fa e ho visto dove finiscono i miei soldi.
Vado tutti i giorni negli uffici pubblici e so come si diventa "Gollum" in certi ambienti.
So come vengono spesi i soldi dello Stato.