sabato, ottobre 31, 2009

Il cardinale Newman, padre invisibile del Concilio

Il cardinale Newman, padre invisibile del Concilio

DA ROMA MIMMO MUOLO

Non basta un solo angolo visuale, per inquadrare opportunamente la grande e poliedrica personalità del cardinale John Henry Newman. Filosofo e teologo, uomo di Chiesa e grande comunicatore, pensatore originale e anticipatore del Concilio Vaticano II, il porporato inglese, oggi ormai vicinissimo alla beatificazione, deve essere studiato da più punti di vista. Proprio come hanno fatto a marzo di quest’anno i promotori del Convegno internazionale svoltosi a Milano presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. E come anche ieri pomeriggio, nella sede romana dell’Ateneo, hanno ribadito il rettore Lorenzo Ornaghi e gli altri intervenuti alla presentazione degli Atti di quel simposio, presente anche il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco. A distanza di pochi mesi, infatti, è uscito per i tipi di Vita e Pensiero, il volume curato da Evandro Botto e Hermann Geissler, che raccoglie le risultanze dell’importante appuntamento di marzo. Volume che, a cominciare dal titolo, Una ragionevole fede, Logos e dialogo in John Henry Newman permette di comprendere le diverse direzioni dell’indagine scientifica e storica compiuta intorno alla personalità e al pensiero del cardinale. Come ha ricordato monsignor Marcello Semeraro, vescovo di Albano e presidente di Avvenire, di questo «titolo suggestivo» i curatori del libro «danno ottima spiegazione quando scrivono che in rapporto all’odierno scenario culturale il modello offerto da Newman è quello di una fede pensata e vissuta, protesa a rendere ragione di se stessa e pure di una ragione in tutto e per tutto aperta e disponibile all’accoglienza, comprensione e condivisione della verità, ovunque essa si manifesti e da qualsiasi parte provenga». Non è chi non veda l’estrema attualità dell’insegnamento del porporato inglese. Il quale ha molto da insegnare, ha aggiunto monsignor Semeraro, anche sotto il profilo dell’ecclesiologia. Non per niente «di lui si dice che è stato uno dei padri invisibili del Vaticano II», data l’influenza che il suo pensiero ha avuto su alcuni passaggi della Lumen Gentium e anche della Dei Verbum , ad esempio in merito alla concezione della tradizione, come «memoria viva che la Chiesa ha del suo Sposo» e al passaggio in cui nella costituzione sulla Parola di Dio (al numero 8) si legge: «La Chiesa nel corso dei secoli tende incessantemente alla pienezza della verità divina, finché in essa vengano a compimento le parole di Dio».
Il vescovo di Albano, citando i documenti del processo di beatificazione, ha perciò sottolineato «l’elevatezza e la profondità del pensiero teologico» di Newman, «tale da farlo rassomigliare ai più grandi Padri della Chiesa». Giudizio, questo, condiviso anche da Benedetto XVI. Anche perché, ha concluso Semeraro, «movente della sua ricca esistenza fu la fede eroica, la sua pietà profonda, il suo amore verso Dio e verso gli uomini, in una parola la sua santità». Anzi, come ha fatto notare Ornaghi nella sua breve introduzione, è proprio a partire dalla santità che si può comprendere l’opera di Newman. «La sua, infatti, è una testimonianza di fede e di vita cristiana che esce dalle pagine dei libri», per collocarsi sul piano dell’attualità culturale. E proprio su questo piano lo ha inquadrato l’editorialista del Corriere della Sera
Armando Torno. «Anticipatore per eccellenza – ha fatto notare – egli seppe prevedere, già nell’800, il pericolo del relativismo, affermando con forza che una verità esiste e che, al contrario, senza verità tutto si annulla». Newman, ha proseguito Torno, «è completamente attuale» anche per il suo modo di vedere il rapporto tra l’umano e il divino, per la sua sottolineatura dell’importanza delle fonti bibliche e per l’aggancio alla patristica, ma anche per le sue doti di comunicatore. Inoltre, ha concluso il senatore Marcello Pera, lo studio del suo pensiero «costituisce un ulteriore stimolo ad allargare i confini della ragione, non regalandone più il concetto in esclusiva agli scienziati». Proprio come chiede di fare il Papa, che non a caso di Newman è un grande estimatore.

© Copyright Avvenire, 30 ottobre 2009

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